Pianta di Fallopia japonica

Conferme dell’attività delle Polidatina nell’inibire i processi infiammatori

Le manifestazioni di origine allergica colpiscono il 20% della popolazione mondiale e sono in aumento. I trattamenti attuali prevedono la profilassi e l’uso di antistaminici e cortisonici. Una molecola con bassa tossicità, capace di intervenire nei processi patologici comuni a tutte le forme di allergia, può offrire un vantaggio per integrarsi con la terapia oggi in uso, spesso accompagnata da pesanti effetti collaterali.

La proprietà della Polidatina nel regolare i processi infiammatori, riducendo la produzione di molecole pro-infiammatorie e che ne sostengono i processi patologici, sono da tempo oggetto di indagine da parte di diversi team di ricerca.

Un riscontro all’efficacia si è avuta anche in un lavoro pubblicato da Nature, che attraverso prove in vitro e in vivo ha indagato l’attività della Polidatina sui mastociti, di cui inibisce la degranulazione, e l’espressione delle citochine pro-infiammatorie.

La Polidatina è apparsa infatti in grado di modulare in modo dose dipendente i processi che portano all’entrata di ione calcio nei mastociti, cellule ubiquitarie che svolgono la prima difesa contro gli agenti estranei, e di inibire quindi i meccanismi sostenuti dall’afflusso cellulare dello ione, compresa le attività enzimatiche calcio dipendenti. Poiché la regolazione del calcio intracellulare è fondamentale per il rilascio di istamina da parte dei mastociti e l’espressione delle citochine infiammatorie, la modulazione dei suoi movimenti transmembrana è un obiettivo importante per farmaci antiallergici efficaci.

Intervenendo quindi sui queste cellule, la Polidatina inibisce sia la loro risposta immediata – il rilascio di istamina, chemochine e citochine – sia l’attività tardiva sostenuta da di TNF-α e da interleuchine, responsabili della progressione dell’infiammazione cronica, della formazione dei granulomi e fibromi tissutali.

La Polidatina ha dimostrato poi la sua efficacia nella regolazione della via delle MAPK (proteina chinasi attivata da mitogeni) che ha un ruolo fondamentale nell’espressione delle citochine pro-infiammatorie. Le MAPK rappresentano infatti un importante punto di convergenza per molteplici vie di segnalazione che vengono attivate nell’infiammazione, nell’immunità, nella morte e nella proliferazione cellulare.

Lo studio ha anche analizzato il ruolo della Polidatina nel modulare la via Nrf2/HO-1 coinvolta nella risposta allo stress ossidativo endogeno ed esogeno e della Fase 2 di detossificazione. HO-1(eme ossigenasi) ha infatti proprietà antinfiammatorie e citoprotettive e la Polidatina si è mostrata attiva nella sua sovra espressione, attenuando le risposte infiammatorie e migliorando lo stato antiossidante indotto dall’attivazione di Nrf-2 (fattore di trascrizione nucleare eritroide-2).

La Polidatina è quindi risultata capace di intervenire positivamente nel rilascio delle molecole responsabili di processi cronici, formazione di granulomi, sviluppo di ipersensibilità da contatto, dermatite atopica e asma bronchiale.

Queste ulteriori conferme aprono alla possibilità di intervenire attraverso d’uso di questa molecola vegetale e dei fitocomplessi che la contengono, come Polidase, nel trattamento della risposta infiammatoria, minimizzando gli effetti avversi grazie alla sicurezza d’impiego che la Polidatina ha dimostrato nell’uomo.

Fonti vegetali di resveratrolo

Una metanalisi valuta l’utilità del Resveratrolo nel trattamento della Covid-19

Le capacità antinfiammatorie del Resveratrolo sono da tempo in studio e confermate dalla ricerca in vitro e in vivo che ha dimostrato anche la sua attività contro virus a RNA e DNA. Il Resveratrolo è una fitoalessina sintetizzata dalle piante, efficace come antiossidante anche nella sua forma di glucoside, Polidatina, che, rispetto al Resveratrolo, ha una migliore biodisponibilità dopo somministrazione orale.

Con la diffusione del SARS-CoV-2, diversi studi si sono rivolti nell’individuare molecole vegetali capaci di influire sui danni provocati del virus per ridurne i nefasti effetti al livello dell’apparato respiratorio. Una metanalisi mette a confronto i risultati.

Il Resveratrolo, comune in molti vegetali e frutti come uva, lamponi, more, ribes, ha attività nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, cancro, infiammazione, e capacità nel ridurre i danni cellulari indotti da alti livelli di glucosio. Queste attività sono state documentate, così come l’inibizione dell’aggregazione piastrinica e la possibilità di difesa nei disordini neurodegenerativi.

La molecola è poi risultata capace di ostacolare l’infezione da virus della varicella, di herpes simplex virus 1 e 2, da virus influenzali e di interferire nell’attivazione delle vie che sostengono la risposta immunitaria ai virus e alla produzione di IL-1ß and IL-18 che, nell’infezione da SARS-CoV-2, causano un aggravamento della sintomatologia. Resveratrolo, in studi in vitro, è anche attivo contro MERS-CoV, sia regolando l’apoptosi indotta dal virus che la capacità di questo di esprimere proteine essenziali per legarsi alle cellule bersaglio. Contro SARS-CoV, responsabile dell’epidemia di SARS del 2003, ha dimostrato di inibirne la proliferazione.

Come molti coronavirus, anche il SARS-CoV-2 ha come sede d’elezione per la replicazione il sistema respiratorio. In particolare, sappiamo che le cellule maggiormente attaccate dal virus, e che di conseguenza subiscono danni maggiori dalla sua replicazione, sono quelle dell’apparato respiratorio inferiore: bronchi, bronchioli, alveoli polmonari. Questa azione mirata è causa di insufficienza respiratoria e Sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), in pazienti affetti da co-morbilità.

Lo studio ha quindi preso in analisi le ricerche sul Resveratrolo e la possibilità di intervenire nell’infiammazione causata dal SARS-CoV-2, per giungere alla conclusione che l’uso della molecola può essere indicata per ridurre il rischio di conseguenze gravi dell’infezione riducendo i sintomi del distress respiratorio, sopprimendo l’insorgenza della tempesta di citochine e dell’infiammazione acuta causata dal virus.

La metanalisi si è concentrata sulla possibilità che i virus che hanno azione sull’apparato respiratorio siano responsabili anche delle manifestazioni severe dell’asma. Molti dei sintomi dell’asma sono aggravati dall’infezione da SARS-CoV-2 e il Resveratrolo potrebbe mostrarsi efficace nel ridurne le complicanze della infezione nei soggetti asmatici.

L’asma si manifesta come una infiammazione cronica e alla base della sintomatologia ci sono vari processi che implicano iperreattività delle vie che innervano il sistema polmonare, la risposta anomala con l’espressione di citochine, fattori di crescita e molecole coinvolte nella risposta immunitaria. L’isolamento di virus nelle vie respiratorie superiori dei soggetti asmatici durante gli episodi acuti, suggerisce che i virus abbiano un ruolo nelle manifestazioni della malattia e che possano essere un fattore d’innesco della risposta anomala delle vie respiratorie, attraverso l’inibizione della produzione epiteliale di Interferoni di tipo I la cui carenza, nei modelli animali, è accompagnata da evidenze di processi infiammatori e d’induzione della tempesta di citochine, che si ha anche con SARS-CoV-2.

La risposta immunitaria sproporzionata, causa delle manifestazioni più gravi della COVID-19, è legata proprio alla tempesta di citochine in risposta alla morte cellulare causata dal virus e può portare alla coagulazione intravascolare disseminata che causa danni multiorgano. I processi che determinano l’aggravamento della malattia sono quindi dovuti alla massiccia attivazione di cellule del sistema immunitario e delle vie enzimatiche coinvolte nella risposta infiammatoria. La capacità di modulare i processi infiammatori mostrata in vitro dai polifenoli può giocare perciò un ruolo chiave nel trattamento della malattia da SARS-CoV-2 e la metanalisi ha quindi raccolto le evidenze sull’attività del Resveratrolo come possibile trattamento dell’asma per trarne principi utili allo studio e all’approfondimento dell’utilità della molecola anche nelle infezioni da SARS-CoV-2.

Da una molecola vegetale l’idea per ricercare le cause dell’autismo e trattare i sintomi

Cavoli, cavolfiori, broccoli dalle virtù comprovate. Proprio dallo studio di una molecola vegetale contenuta in questi alimenti è partita la ricerca per capire quanto sia possibile intervenire sui sintomi dell’autismo.

I disturbi dello spettro autistico (ASD) comprendono una serie di manifestazioni, da lievi a gravi e disabilitanti, la cui origine è ancora incerta. Per la varietà dei disturbi e per la mancanza di conoscenze approfondite sulle cause, non esistono farmaci capaci di trattare l’autismo, una condizione gravosa non solo per l’individuo che ne soffre, ma per le famiglie che devono affrontarlo. Nella ricerca di trattamenti efficaci ma ben tollerati, non è raro che i familiari si rivolgano all’integrazione alimentare.

Una recente review ha esaminato gli studi condotti sul sulforafano, molecola contenuta negli ortaggi della famiglia delle Brassicaceae, che comprende proprio cavoli, broccoli, cavolini di Bruxelles, evidenziando la possibilità di trattare alcuni sintomi e di aprire nuove strade per comprendere meglio l’autismo.

Il sulforafano è una molecola che in cavoli o broccoli si trova in forma di precursore, chiamato glucorafanina, e che viene rilasciata, quando si masticano queste verdure, da un enzima, mirosinasi, che si trova anche esso nei vegetali.

Il sulforafano ha mostrato sperimentalmente di essere attivo come antiossidante indiretto, stimola infatti la produzione di molecole antiossidanti, e di modulare i processi  antinfiammatori. In molti soggetti con autismo sono state proprio evidenziate anomalie e carenze nella capacità di rispondere adeguatamente all’ossidazione cellulare o l’espressione delle molecole caratteristiche dello stato infiammatorio. Queste anomalie potrebbero essere strettamente legate ai sintomi e il sulforafano potrebbe permetterne un miglioramento.

Da prove cliniche preliminari condotte dal  Lurie Center for Autism del Massachusetts General Hospital (MGH) for Children, sembra infatti che questa azione sia possibile: a bambini e adulti con disturbi dello spettro autistico da moderati a gravi è stato somministrato un integratore alimentare a base di una fonte di sulforafano, per verificare se la molecola sia capace di influire sul comportamento dei pazienti trattati. Già dalla quarta settimana di somministrazione,  i familiari e il personale medico hanno potuto notare un miglioramento nella gestione della frustrazione, nella capacità di socializzazione e verbale, nell’iperattività. I miglioramenti sono continuati durante tutte le settimane di osservazione, portando molti dei familiari a continuare il trattamento con integratore di sulforafano anche alla fine della sperimentazione. Le prove cliniche sono state riproposte anche in una ricerca condotta in doppio cieco, in collaborazione con la Johns Hopkins University, su cinquanta pazienti, mostrando una concordanza di risultati e permettendo anche di individuare dei marcatori biologici ricorrenti che potrebbero essere legati all’efficacia d’azione del sulforafano.

Tuttavia, per poter garantire una fonte di sulforafano adeguata non basta mangiare broccoli, è necessario infatti fornire degli integratori in cui il contenuto di precursore, glucorafanina, sia costante e sufficiente a rilasciare abbastanza sulforafano per essere assorbito in quantità adatte a svolgere la sua azione a livello dei tessuti. Inoltre, è utile che l’integratore contenga l’enzima stabilizzato mirosinasi per rilasciare la molecola di sulforafano. La mirosinasi dei vegetali è infatti inattivata dalle alte temperature di cottura degli ortaggi. Nell’intestino umano la mirosinasi è prodotta dai batteri intestinali, ma la sua produzione può variare sensibilmente soprattutto in soggetti che hanno dimostrato di avere una flora batterica alterata (disbiosi intestinale), come si è ritrovato in molte persone con autismo.

Actisulf, integratore di sulforafano attivo prodotto da Sherman Tree Nutraceuticals , è ottenuto a partire da piante di broccolo, una fonte vegetale ricca di glucorafanina, attraverso un processo di estrazione brevettato che permette di ottenere un’alta concentrazione di glucorafanina e mirosinasi stabilizzata. Poiché le compresse di Actisulf sono masticabili, il rilascio di sulforafano e il suo assorbimento avvengono già nel cavo orale, portando quindi ad un maggiore assorbimento della molecola ed evitando la possibile distruzione da parte degli enzimi digestivi. Queste sue caratteristiche lo rendono il candidato ideale per una sperimentazione clinica che possa verificare non solo l’attività di miglioramento dei sintomi svolta dal sulforafano, ma permettere di comprendere quali meccanismi potrebbero essere alla base dell’autismo, aiutando quindi alla diagnosi e al trattamento.

Actisulf, già in uso come supplemento antiossidante e depurativo, è da diversi anni nei protocolli clinici dell’A.R.T.O.I (Associazione Ricerca Terapie Oncologiche Integrate) e non ha causato effetti collaterali rilevanti, dimostrandosi sicuro e ben tollerato da parte dei pazienti. Grazie alla sua azione regolatrice e alle sue caratteristiche di facilità di somministrazione e sicurezza, il sulforafano rilasciato da Actisulf potrebbe quindi essere un valido aiuto anche nel trattamento dell’autismo.